CURIOSITA’ ED ETIMOLOGIE… E CHI ERA RICCO LO SBANDIERAVA AI QUATTRO VENTI …

CURIOSITA’ ED ETIMOLOGIE… E CHI ERA RICCO LO SBANDIERAVA AI QUATTRO VENTI …

26Feb, 2016

Lo sapevate?

Nelle antiche e nobili  famiglie greche, il legame tra cavalleria e aristocrazia era tanto stretto da influenzare anche l’origine etimologica di alcuni nomi propri di persona, peraltro molto diffusi. Se Ippodamo significa domatore di cavalli, Ippocrate è colui che governa i cavalli, così come Ipparco è chi guida i cavalli e Ippolito chi scioglie i cavalli.

Durante tutto il VI secolo a.C., i giochi a cavallo furono l’espressione di una classe aristocratica che era l’unica a potersi permettere allevamenti di cavalli, scuderie, maneggi e che, attraverso le virtù atletiche, ribadiva la propria superiorità morale e sociale.

Per far conoscere  il ruolo svolto dalle classi emergenti, i ricchi acquirenti commissionavano ai “ceramografi” dei vasi  sui quali venivano dipinte immagini. Lo scopo di queste ceramiche era quello di esaltare le proprie gesta agli occhi di quel grande pubblico che aveva  interesse a questo tipo di messaggio. Per fare un parallelo con quanto accade oggi potremmo assimilare tale attività al gossip sui rotocalchi.Appartiene a questa categoria di oggetti la coppa raffigurante una gara ippica, con fantini nudi su cavalli al galoppo. Rinvenuta in una tomba, assieme ad uno sperone in bronzo, è a “figure rosse”, cioè realizzata con quella tecnica che permetteva poi di evidenziarne maggiormente i particolari con il colore nero.La rarità di questi reperti archeologici, non solo richiama la nobiltà del defunto, quanto piuttosto una sua particolare specialità atletica.

La corsa dei cavalli montati era una bellissima disciplina sportiva, che vedeva impegnato il cavaliere nella guida del suo corsiere a pelo, governato soltanto dalla pressione delle gambe, dal frustino o dal pungolo degli speroni. In ogni caso, il possesso del cavallo era di per sé un segno di distinzione sociale che comportava grandi possibilità economiche,e quindi appannaggio esclusivo degli aristocratici, che erano gli unici inoltre a praticare anche l’attività venatoria considerata, insieme al simposio, un’indispensabile esperienza sociale.

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