A ME GLI OCCHI PLEASE .. COME VEDONO I CAVALLI, DAI RACCONTI DI EDITH

A ME GLI OCCHI PLEASE .. COME VEDONO I CAVALLI, DAI RACCONTI DI EDITH

1Dic, 2019

A me gli occhi,  please!

Gli occhi del cavallo che fascino che esercitano! Ma come vedono i cavalli?

Brezza

Certamente un cavallo non vede come un umano. Ma come vede? Quante volte c’è lo siamo chiesti e quanto è importante per chi svolge attività equestri in campo o all’aria aperta, sapere come vede il proprio cavallo. Una conversazione questa che amavo intavolare spesso con una mia vecchia amica, Edith Farkas. Quante amabili conversazioni con lei, che viveva con i cavalli, li curava e se ne prendeva cura come fossero stati figli suoi. “Edith, ma secondo te un ostacolo rosso il cavallo come lo vede?  – le dicevo  – E il mare celeste o azzurro come lo vede il cavallo? Qual’è il suo campo visivo?” Quante lezioni di veterinaria e di  amore infinito per i cavalli mi ha  trasmesso Edith, così con  estrema semplicità.  Ho raccolto quei suoi appunti meravigliosi, spesso gli rileggo, ma ho pensato sia bello lasciarne traccia .. è certamente un peccato lasciarli nel mio cassetto… ovviamente ho voluto  anche un supporto tecnico, per essere certa che quelle conversazioni possano trasmettervi qualcosa di utile, ma soprattutto corretto. Ringrazio quindi Nunzio Giannico, Dirigente medico veterinario Asl Taranto, con cui ci siamo confrontati.

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Certo è che i cavalli non percepiscono tutta la gamma dei colori visibili dall’uomo, non sono in grado di distinguere il colore verde dal grigio di pari luminosità. Si pensa  che abbiano una vista bicromatica e siano in grado di percepire solo alcuni colori tra cui il blu nelle diverse sfumature.

Ma andiamo per gradi  e  cerchiamo di capire, rispolverando quei vecchi appunti e qualche nozione l’aspetto fondamentale per tutti noi appassionati ippofili, la loro vista.

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Non c’è dubbio: gli occhi del cavallo sono fra i più grandi tra quelli di tutti gli altri mammiferi  che vivono sulla terra, misurano 5 cm. per 6,5 cm. Loro non vedono come noi. La loro vista è molto diversa da quella umana. Hanno, per così dire,  una vista panoramica, per la posizione laterale degli occhi sulla testa: il campo visivo  è  più ampio di quello  nostro,  ed è,  di circa 350°.  I cavalli vedono anche con poca luce, cioè meno di quanta occorre all’uomo. Non è raro infatti ascoltare racconti di persone che sono tornati a casa grazie alla capacità visiva del cavallo, oltre il resto, piuttosto che alla propria.  Questo è dovuto sia alle caratteristiche della retina che,  alla funzione di una struttura sottostante la retina chiamata “tapetum lucidum, che riveste l’interno del globo oculare ed è costituito da uno strato riflettente di cellule che funziona proprio come uno specchio permettendo una raccolta ulteriore di luce. E’ proprio questa la peculiarità  che ottimizza la vista del cavallo in condizione di penombra,  ma questa sua dote  lo rende anche  più  sensibile alla luce intensa. Quando infatti sentiamo … il cavallo è rimasto “accecato”, bene è dovuto proprio a questo. Infatti il cavallo vede bene quando l’illuminazione è stabile, costante,  ma la sua vista non riesce ad adattarsi ai cambiamenti improvvisi dell’intensità luminosa diviene  “sfocata”. Anteriormente l’animale utilizza una vista binoculare, cioè con entrambi gli occhi,  in un arco di circa 70° che,  gli permette di riconoscere in maniera adeguata la profondità degli spazi e di mettere più particolari, più dettagli a fuoco. La vista binoculare frontale oltre a dare un’ottima visione a distanza è  quella che al cavallo allo stato brado gli permette di selezionare e  scegliere  con accortezza  le piante da mangiare al pascolo e di adocchiare fuori per esempio in escursione eventuali pericoli o d ostacoli.

La particolarità del modo di vedere del cavallo è che la visione binoculare non esclude quella monoculare. Infatti,  una  parte di campo visivo  è  controllata da ciascun occhio singolarmente: ogni occhio è in grado di vedere cose differenti da quella dell’altro occhio. La vista monoculare è molto ampia, 140° circa e  fornisce una visione bidimensionale  però è  piatta, non ha profondità  profondità e non consente quindi la percezione precisa delle distanze. Questo deficit nella percezione dello spazio in realtà non rappresenta un handicap per gli erbivori,  come il cavallo perché per loro qualsiasi cosa la vista colga che sia sconosciuta può rappresentare un possibile pericolo per la loro incolumità e quindi provoca in ogni caso una  reazione di fuga. Insomma diceva Edith, i cavalli vedono con un occhio, con l’altro e con tutte due, ma ciò non toglie che quando si entra in scuderia bisogna essere cauti, ricordando che loro sono erbivori,  hanno l’istinto del predato e qualcosa vorrà pur dire.

Puglia a cavallo

Le reazioni di paura, che spesso riteniamo improvvise,  possiamo quindi spiegarcele,  costituiscono modelli comportamentali  che  garantiscono, in natura,  la sopravvivenza della specie. Il cavallo quindi ha un campo visivo ampissimo, ma ciò non esclude  “le aree buie”, cosiddette cieche, non visibili dall’occhio del cavallo a meno che non sposti il corpo o la testa. Una di queste è l’ area cieca frontale, è posta anteriormente ed è dovuta al fatto che il lungo naso si trova  proprio in mezzo ai due occhi impedendo la visione di una piccola porzione dello spazio anteriore. Se il cavallo tiene la testa alta la zona cieca frontale risulta più piccola. L’altra zona cieca, area cieca posteriore, è anch’essa influenzata da come il cavallo porta la testa: un leggero spostamento laterale della testa rende possibile la visualizzazione dello spazio dietro di lui.

Quando si è in sella chiedere ai cavalli di tenere obbligatoriamente la testa incappucciata e non permettergli mai, durante il movimento, di esaminare accuratamente – alzando e abbassando la testa – gli ostacoli o altri elementi  presenti, può portare all’impossibilità di una corretta analisi dell’ambiente. Ecco per quale motivo durante i percorsi di campagna  e nelle gare di endurance è vietato l’uso della martingala, perché trattandosi di uno strumento costrittivo alla posizione della testa, non gli permette di  avere una visione naturale dello spazio intorno a se.

Anche  il van , il trailer, possono essere  per il cavallo  un vero  “spauracchio”,  proprio perché  spesso  all’interno c’è poca luce, sono poco illuminati sei creano delle zone d’ombra che avverte come pericolose.  Quindi da oggi amici occhio alla luce e proviamo a diminuire il contrasto tra buio e luce… amare i cavalli vuol dire comprenderli e conoscerli ..

Si ringrazia Nunzio Giannico per la consulenza, Marcello Bianco per le foto e rivolgo un pensiero di luce alla amica Edith che ha allietato tante fantastiche giornate …

PUGLIA A CAVALLO ha una nuova sezione “IL BEN CAVALLO” dedicata al benessere dei cavalli, racconti, idee, resoconti, informazioni sul benessere equino 

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